Sono in metropolitana.

La maggior parte delle persone chine sui loro smartphone.

Io stesso lo faccio.

Un gioco, un social, o come sto facendo ora, scrivo i miei pensieri.

Tiro su la testa.

Cerco sguardi.

Cerco qualcuno senza telefono.

O qualcuno un po’ stufo, come me.

Incrocio lo sguardo con una ragazza.

Non vedo bene i suoi occhi, coperti da lenti di occhiali un po’ riflettenti.

Però per pochi attimi ci guardiamo dritti negli occhi.

Poi le distoglie lo sguardo facendo una strana smorfia e toccandosi i capelli dietro all’orecchio destro.

O forse sono io che l’ho distolto un’attimo prima di lei.

Non so.

Cerco altri sguardi.

Una mamma con un bimbo.

La guardo.

Lei mi guarda.

Poi trova la scusa del bambino che cerca di sedersi per spostare la linea degli occhi.

Stavolta sono sicuro: è stata lei.

Allora provo con il bambino.

Lui già mi sta guardando, devo solo ricambiare lo sguardo.

Ci fissiamo, in silenzio.

Ho la sensazione che per lui sia una cosa insolita, sebbene continui a fissarmi senza distrarsi.

O forse sono io a pensarlo, mentre lui, semplicemente, vive il momento senza pensieri e pippe mentali tipiche di noi adulti.

È un momento strano.

Lo definirei “sospeso”.

Come se per quei secondi mi trasferissi in una dimensione parallela .

Difficile da descrivere.

Da provare e basta.

“Dai Andrea, smettila di fissare il signore” dice la mamma dando una piccola scrollata alla testa del bambino e aggiungendo “è da maleducati!”.

Ecco.

Se cercavo una risposta alla mia domanda, mi é appena arrivata.

Sipario.

 A presto.

Andrea